L’equilibrio è mantenuto dal pianoforte e dal canto.
Senza fronzoli e sostenuta da un coerente, semplice ma efficace disegno dei costumi nei colori grigio, beige, blu e bianco, la danza respira e si formula in un “terzo” spazio accanto al canto e al pianoforte.
Le melodie e le strofe, le rispettive diverse dinamiche e stati d’animo si incontrano così nell’occhio dello spettatore in un cosmo coreografico che è semplicemente una festa per gli occhi.
Lo stile della coreografia astratta, che si affida all’espressività naturale, può essere paragonato al modernismo classico della danza contemporanea – la coreografia stessa con un tessuto complesso e finemente intessuto che si differenzia costantemente, si rinnova e gioca con i tempi e le forme di movimento, spesso con sequenze di movimento canoniche che riservano l’inaspettato in innumerevoli momenti:
Qui una sequenza termina con una sorprendente oscillazione delle braccia verso l’alto, lì il trio trova la strada per sollevamenti a testa in giù che non si vedono spesso, con le mani che improvvisamente tremano per pochi secondi come in preda alla disperazione, scatenando le loro stesse emozioni.